Gli scorci, le contrade, le trame di luce di una città dal fascino indicibile.
“A levata di sole, il giorno appresso che era domenica, la colonna si mise in cammino.
Andava alla testa la 1ª Compagnia con Bixio, il quale aveva l’ordine
d’avanzarsi fino a Salemi, grosso borgo che fu presto veduto apparire
lontano in cima a un monte.
Bella vista a guardarlo, ma poveri petti !
La salita lassù fu faticosissima e lunga; però, quando le compagnie
vi giunsero, provarono un forte compiacimento.
Tutta la gente aspettava gridando: « Garibaldi ! Garibaldi ! » storpiandone
il nome con alterazioni strane; ma insomma era un vero delirio.
E le campane squillavano a festa; e una banda suonava delle arie eroiche.
Via via che le compagnie giungevano nella piazza, si trovavano avvolte
da uomini, da donne, persin da preti;
e tutti abbracciavano, molti baciavano,
molti porgevano boccali di vino e cedri meravigliosi.
Ma v’erano anche dei poveretti, troppi ! i quali stendevano la mano
per dar a capire d’aver fame, facevano certi segni da parer nemici
se non fossero stati i loro occhi pieni di umiltà “. […]
Era la prima decade del maggio 1860 e il savonese Giuseppe Cesare Abba,
volontario tra le fila dei Mille al seguito del generale Garibaldi,
così scriveva di Salemi nella sua opera che poi fu titolata “ Storia dei Mille “
ed edita nel 1910.
Insomma, tanto tempo è passato, ma gli echi di quelle grida
sembrano risuonare tra le stradine o le contrade
di Salemi.
Ad ogni modo, nell’inarrestabile lavorio del tempo, la città ha pure avuto il
vanto di fregiarsi della peculiare denominazione di ” borgo
tra i borghi d’Italia”, anche se, prima di gridarlo ai soliti quattro venti,
parecchi sarebbero i nodi congiunturali da sciogliere e innumerevoli
le magagne da curare.
Intanto, lo sfacelo dei quartieri è sotto gli occhi di tutti.
Ma a tutto questo dovrebbe pensare l’arte e non il vizio della politica.
Nel frattempo, sul declino dei tempi ancora una volta si erge
la poderosa immanenza della luce, sontuosa e,
nel contempo, invadente, quasi irrispettosa, ma affascinante,
che inonda di vita il “ grosso borgo “ che offre al visitatore o al distratto
cittadino quella “ bella vista a guardarlo “, come diceva
appunto l’Abba, uno squarcio di sole sul nero imperante,
quasi a costituire una strana consolazione al penoso
travaglio dei luoghi del Meridione della nostra Penisola.
Ebbene, è pur sempre la grazia del luogo che s’impone
sullo squallore provocato dall’uomo e dalla sua incuria.
Ciò nonostante, la luce impone la vita al silenzio delle diaspore.
Da qualsiasi punto di vista, Salemi pare adagiarsi sinuosa
sul territorio che la ospita.
Essa mantiene un fascino immutato, ragguardevole,
nonostante le lacerazioni del tessuto sociale che il sisma
del 1968 ha impietosamente arrecato e
nonostante le vistose mutilazioni
del contesto urbano conseguenti all’opera di decentramento
e di espansione edilizia della cosiddetta “ricostruzione” che
doveva riscattare, secondo la forsennata pianificazione di politici
di “ lungo corso “ dell’epoca, la città dalla ghettizzazione coatta
della stragrande maggioranza della popolazione ferita dal terremoto e
confinata nell’esperienza pluriennale delle “vergognose” baraccopoli.
Già, le tristemente famose baraccopoli…
Ma, si sa, la politica è una brutta bestia, la supponenza e
la prosopopea della gente
che crede di poter imporre modelli di casta o di essere al centro
di un piccolo mondo e certe superbe idee preconcette scagliate
da falsi perbenisti, da queste parti, sono esecrabili stereotipi,
sono concetti assolutamente relativi che lasciano il tempo che trovano.
Tuttavia, ciò è altro discorso ed è preferibile sorvolare altrove,
meglio tralasciare le meschinità umane puntualmente perpetrate
fin dalla notte di tempi.
Certamente, tornando al contesto che qui interessa,
Salemi offre ancora quei “ cedri meravigliosi ” e quei grandiosi
“ boccali di vino “ che profumano
di zolla verace, di acque gessose e di salubrità dell’aria, proprio quella
che gli Arabi vollero significare nella stessa denominazione del luogo,
ovvero ” salam ” che, sulla scorta dell’etimologia, dovrebbe essere
l’equivalente dell’espressione “ Luogo di delizia, salubre e sicuro “.
In più, Salemi, con i suoi 182,42km² e con una densità di 59,17 ab./km² ,
si staglia in bellavista sul Monte delle Rose e contornata da poggi,
vallate suggestive e dai fiumi Mazzaro e Salso, si pone al centro
della provincia di Trapani ad una quota di circa 442 mt sul livello del mare.
Comunque sia, la città del “Vallo di Mazzara“, benché abbia
pagato un pesante tributo alle inarrestabili dinamiche
migratorie interne e alle ripercussioni
economiche regionali, poteva contare, alla data del 1 gennaio 2016,
ancora circa 10.794 abitanti.
Gioacchino Di Bella
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